lunedì 5 maggio 2008

Baustelle: Charlie fa surf

Ecco un'altra canzone dei Babau che tanto ho cominciato ad apprezzare da un pò di tempo a questa parte (Sora e Dà mi hanno pure regalato l'ultimo ciddì!)


Questa è difficile. Partiamo dall'inizio.

Tutto nasce da una frase del famosissimo film Apocalypse now: Charlie, nell'alfabeto fonetico NATO, rappresenta il Vietcong; e a detta del tenente colonnello Kilgore (interpretato da Martin Sheen), i nemici vietnamiti che non apprezzano le onde del fiume su cui sorge il loro villaggio, non sono degni di vivere lì (appunto, Charlie don't surf). In seguito, la frase viene ripresa in primis dal gruppo dei Clash, che la usa come titolo di una canzone, e soprattutto, ed è ciò che più ci interessa, da un'opera di >MAURIZIO CATTELAN, artista dalla mente abbastanza deviata che ha distribuito la sua visione del mondo con opere come >QUESTA. Praticamente il tipo di roba che Mono si appenderebbe in cucina.
L'opera in questione si intitola Charlie non fa surf ed è questa >QUI. E' da qui che provengono alcuni di quelli che nella canzone sembrano essere deliri dati dall'acido, del tipo Charlie ha le mani inchiodate, crocifiggetelo, eccetera. E' da qui che i Baustelle hanno preso l'ispirazione per la loro canzone.

Da un'intervista a Francesco Bianconi (è il figo che canta), il tema centrale della canzone: Per l'attuale sistema i giovani devono restare al posto loro, zitti e fermi, e se provano a fare qualcosa fuori dall'ordinario, riempiteli pure di mazzate! Con Charlie fa surf quindi, volevo parlare del vero e proprio attacco che i giovani subiscono quotidianamente.
Charlie fa surf quindi non parla (solo) di quanto siano coglioni i 16enni di oggi a farsi e a vivere come vivono, ma esprime rammarico per il fatto che, in realtà, non possono farci niente. I giovani d'oggi sono come intrappolati in un sistema che fa schifo, che gli dice cosa pensare e che gli ordina cosa farsi piacere. La cosa più triste è che sono convinti che si stiano ribellando, glielo si lascia credere, e il risultato è che girano a vuoto senza andare da nessuna parte. Sono vittime.

Bianconi credo mi stia facendo innamorare. Sempre oggi ho scoperto che Bruci la città, cantata (stupendamente) da Irene Grandi, l'ha scritta lui.

Infine, altri riferimenti a Charlie don't surf:
Così si intitola una puntata di Veronica Mars (anche 'sto telefilm, io amoLO).
Così si chiama una delle missioni di Call of Duty 4, e non è il solo videogioco di guerra che ha una missione con questo nome.

Acchì, il >TESTO della canzone.

5 commenti:

IoSI.TuNO. ha detto...

...Mai un post mi ha impegnato così tanto. A parte le ricerche varie dei contenuti, mi veniva tutto sballato: la foto del ragazzino con le mani inchiodate doveva far parte della pagina, ma non ci voleva stare; dopo averla tolta, l'interlinea si è reinventata da sola e i link andavano a capo di propria iniziativa. Ma alla fine l'ho postato per bene. Anche se gli spazi fra i capoversi si sono autoridimensionati. Mah, il mio blog ragiona di vita di propria, e ovviamente mi dà contro.

Anonimo ha detto...

non c'entra molto, ma xchè non termini più con il finale marvelliano?

Anonimo ha detto...

cattelan..più che un artista a tutto tondo un provocatore "commerciale"! eheh no non c'hai azzeccato coi miei gusti :-) !!

i bambini appesi però son carucci

http://mauriziocattelan.altervista.org/FIG2.jpg

ConsorzioManzetti ha detto...

innamorato anche io dei baustelle! :P

Anonimo ha detto...

Fratello di incapacità multimediale! :*