venerdì 27 febbraio 2009

Pretesti

Scena: dopo cena a casa de La maga, lei lava i piatti, suona il telefono e: "Pietro non è che puoi prendermi il telefono?" Le avvicino il telefono all'orecchio, ed iniziano a litigare. Mentre io ascolto tutto tenendo il telefono in mano.
Ora sto scrivendo dal suo PC mentre lei lo richiama per fare pace, appena tornerà vedremo "Il favoloso mondo di Amelìe" che lei non ha mai visto (sacrilegio!!! Non potevo lasciare impunita cotanta svergognatezza).

In questi giorni ho avuto un piccolo problema. Ce l'ho ancora in realtà, ma credo si possa risolvere a breve (non chiedete, sarei più muto di Banshee dopo l'intervento di Mistica).
Mi ha gettato nello sconforto più totale. Come ho già scritto, ci vuole poco a deprimermi, anche se (magari in preda alla depressione) ho superato sempre indenne qualsiasi sfida che mi si è posta davanti.
Ma ieri, l'Asta Di Uno decide di farmi andare in palestra ad un orario ed in un giorno diverso dal solito, e una volta lì, dopo aver percorso la strada pensando incessantemente a quanto la vita fosse cattiva con me, trovo nello spogliatoio un ragazzo senza le braccia.
Mi sono sentito una merda. Non sono mai stato un sostenitore della tesi "Di che ti lamenti, c'è chi sta peggio!!", perchè ho sempre pensato che chiunque a questo mondo ha il diritto di lamentarsi costruttivamente per qualsiasi cosa, posto che cerchi di attivarsi per rimuovere la situazione che ha (e che non gli piace). Però, ripeto, il vedere questo ragazzo che pur nella sua condizione fisica era lì a sbattersi fra pressa e addominali, mi ha fatto riflettere su quanto ero stato coglione a preoccuparmi in questa settimana. che poi, per lui quel che ha fatto sarà stato normalissimo. E lo era in effetti. Magari è egoistico e cinico da parte mia, però sono felice di aver fatto questo incontro.

La maga è tornata, ora ci guardiamo il film.


"E se volessero semplicemente vivere una vita normale? Essere normali?"
"E' un lusso che non possono permettersi" (finale Marvelliano, era dovuto)

mercoledì 18 febbraio 2009

Abbasso Sanremo

Si, lo porto in Toscana.

A parte battute che in pochi capiranno e in pochissimi apprezzeranno, quest'anno ho visto quasi per intero la prima puntata di Sanremo (non tanto perchè, come tutti, volevo sentire 'sta fantomatica canzone di Povia, quanto perchè ero incazzato col mio ragazzo: si, le cose sono collegate più di quanto si possa comprendere).
Benigni. Io non lo sopporto. Quel suo essere sempre eccessivo per forza, quella comicità alla Jim Carrey dei poveri (almeno Jim Carrey me lo farei, e poi ha smesso di fare smorfie), quel suo recitare la parte del simpaticone che però sa essere profondo... Beh, ho avuto occasione di constatare che nella vita reale è una persona nettamente diversa. Comunque, quando ha parlato degli omosessuali, mi è piaciuto. Certo, melodrammatico e pomposo, discorso montato apposta per colpire lo spettatore medio anche se in maniera grossolana (in sostanza: "Nei campi di concentramento sono stati uccisi delle persone solo perchè amavano"), ma vista la causa, l'effetto e l'obiettivo, tanto di cappello. Che poi, secondo me se la canzone di Povia non fosse stata in scaletta, si sarebbe soffermato di più sull'umorismo spiccio che ha dedicato alla politica italiana (beh, fare un pezzo comico sulla politica italiana è come fare uno spot del gratta&vinci: Ti piace vincere facile??).
Poi arriva Povia. Con la sua canzoncina cretina e antimelodica, che se non altro ha il pregio di dire all'interno del testo che quella di Luca, prima frocio e poi convertito da una ragazza incontrata ad una festa (che ora sarà sicuramente contenta e cornuta), è solo una storia fra tante, poco indicativa riguardo l'omosessualità in generale. E per non rispondere alle eventuali domande di Bonolis, fugge dal palco lasciando un cartello: "Nessuno sa com'è fatto un altro".
Ma allora sei cretino. Che cazzo scrivi canzoni a fare, se poi per evitare o attenuare le polemiche, fai finta di non credere in quello che canti. Mah. Me lo immagino, se la canzone che l'ha fatto diventare famoso avesse suscitato polemiche, andare in giro a dire che i bambini secondo lui non parlano.
"La mia canzone è una storia vera, la storia che mi ha raccontato uno che non conoscevo sul treno".
Ora. Non so se questa cosa sia vera o no, ma... Mi torna difficile immaginare:

"Oh, ma tu sei Povia. Me lo fai un autografo?"
"Si certo. Come ti chiami?"
"Luca. Guarda, fammene uno pure per mia moglie, l'ho sposata dopo averla incontrata ad una festa, dopo esser stato qualche anno con uno. Ma sai, papà era assente e mamma era troppo apprensiva."

Mi viene più facile pensare a:

"Oh, ma tu sei Povia. Me lo fai un autografo?"
"Si certo. Come ti chiami?"
"Luca. Senti, perchè non mi segui nel bagno che ti stacco un pompino?"
"Uhm, beh sai, ma io non sono gay."
"Oh, neanche io, sono sposato con una che ho incontrato ad una festa."
"Ah. allora ok."

E mi risulta più facile pensare che sia andata così perchè in effetti sul treno si rimorchia che è una meraviglia. Vabbè, non badiamo al fatto che io giro sempre mezz'ora prima di sedermi vicino alle persone con il miglior rapporto ambiguità/bellezza.
Pubblico una canzone che mi ha fatto conoscere Paris, che accomuno a quella di Povia. Può sembrare ugualmente discriminatoria, ma non lo è. E' una canzone che prende atto della situazione che c'è oggi nel mondo. Senz'altro più reale di Luca era gay. Senz'altro l'avrei preferita alla sua se fosse andata al festival. Senz'altro, è stata cantata in una sagra di paese.




Bene, ho detto tutto. Stanotte,
pigiama-party con Awake e Zio topino.


"Eccoti la risposta, ragazza. Qualunque cosa facciamo, non ci accetteranno mai" (finale Marvelliano, era dovuto)

sabato 14 febbraio 2009

Mi viene da piangere

E forse tra poco inizierò.

lunedì 9 febbraio 2009

Where the hell is Matt??

Per caso in Youtube mi sono imbattuto in questo video.



Wow. Non so che tipo di emozioni mi ha uscitato. Un misto di meraviglia, rimpianto, speranza, nullificazione e un senso di appartenenza al tutto. 
Ed è solo un cretino che balla. Mi ci è scappata pure la lacrima.

Quest'uomo da oggi è il mio idolo.



Oh, si, è stato anche in italia.



Ri-wow. C'è una bellezza assurda in questi video.

>QUI in alta qualità.

giovedì 5 febbraio 2009

Onirico, back again

E' un casino di tempo che non scrivo più un post. E' che ho poco tempo, o meglio è che impiego il mio tempo al Pc in attività troppo cretine per essere menzionate. Tipo, aspettare che si ricarichi la stamina.

Stanotte ho fatto un sogno strano. Aggiungere tale aggettivo è ridondante perchè si sa che se io sogno qualcosa, allora è strano di sicuro, ma non tutti mi conoscono di persona, quindi siamo chiari (ecco, son razzista anche senza volerlo. Ma questa parentesi la capiranno in pochi)
Quindi. C'ero io che stavo tornando a casa, sera tardi, pochi lampioni qua e là che bagnavano la strada di luce stantia e opaca. Sapevo di essere in un film. No, non sognavo di essere un attore, sognavo, sapevo, di essere un personaggio inventato e che la mia vita dipendeva da quel che avrebbe deciso lo sceneggiatore. Non cedevo alla pazzia per due motivi: sapevo di poter conservare nella vicenda un piccolo ma fondamentale accenno di libero arbitrio, e conoscevo la trama del film. O meglio, sapevo che c'era un killer in giro che ammazzava la gente. Chi ero io? Ero il protagonista? Ero il poliziotto che dava la caccia al mostro? Magari ero il killer. O ero la spalla che sarebbe morta alla prima scena? Non ricordo molti particolari (a differenza di stamattina quando raccontai il tutto a Paris. Dovrei chiedergli cosa gli ho detto). Quel che ricordo è che avevo una paura fottuta di morire.
Quando sogno qualcosa, spesso mi immedesimo nel contesto fino a sprofondare completamente nella realtà che mi si crea in testa.
Ho sognato di essere padre e di avere un forte istinto paterno (sarei un padre molto apprensivo), ho sognato di sposare il fantasma irrequieto di una bambina di 12 anni morta il giorno del suo matrimonio con il signorotto della contea, ho sognato di essere innamorato perso di mia moglie (ed era amore vero! Me lo sentivo troppo addosso. Non parlo della fantasmina, era un'altra), e dulcis in fundo ho sognato di perdere la memoria e di provare un'angoscia infinita nel non ricordare nemmeno il mio nome. 
Praticamente è come se avessi vissuto davvero quelle esperienze, tanto erano reali e tanto sono rimaste così forti quelle sensazioni nei miei ricordi.
Forse il mio subconscio, rassegnato di fronte alla mia frocitudine, sta cercando di farmi provare quelle esperienze che sa che non vivrò mai in prima persona. Anche se, non so come faccia a sapere che non sarò mai ucciso da un serial killer ( o che non sarò mai un serial killer). 

Magari sono strollico, come mia zia, quella che legge le carte. In effetti io posso già vedere il futuro: un futuro senza figli che possano riempirti la vita, senza una famiglia che possa dargli un senso, senza un compagno che possa fartela godere.

Ma ora, adesso? Ora non va poi così male. Il presente è (im)perfetto così com'è, ho molto di quello che un gay di 26 anni possa desiderare. Beh, di quello che potrebbe desiderare un gay italiano di 26 anni, in Italia; ma non mi va ora di mettermi a scrivere critiche sociali.
Che poi, se son fortunato, neanche ci arriverò a 45 anni.


C'è una strana sicurezza nell'essere infelici. E' quasi confortante. Assumersi il rischio di andare avanti: è questo che terrorizza (finale Marvelliano, era dovuto. Non è del tutto in linea col resto, ma l'ho letto oggi ed è sorprendentemente somigliante a >QUESTO).


P.S.: Ennesimo incidente causa Apollonia. Nessun morto, due auto ferite gravi, un ragazzino spaventato più da quel che dovrà dire al babbo una volta tornato a casa che dall'inicidente in sè. Lo so perchè se son strollico, posso benissimo essere pure empatico.